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Articoli Psicologia | Data: 05/08/2010 | Argomenti: fiori australiani, psicoterapia, training autogeno e rilassamento
A cura di Arianna Scarpellini © Riproduzione e divulgazione permessa solo dietro consenso scritto Richiedi consenso
Fin dai tempi dell'antica Grecia si parla di un disturbo che genera paura irrazionali in persone che per il resto sono sane di mente. Solo verso la fine del secolo scorso questo disturbo viene definito agorafobia, con cui si indica la paura di ogni spazio aperto.
Studi recenti hanno dimostrato che l'agorafobia è la conseguenza di una paura sottostante, di avere cioè una crisi d'ansia, detta attacco di panico.
Gli attacchi di panico colpiscono molte persone. Alcune di queste riportano gravi compromissioni nella qualità della vita quotidiana, mentre altre non cambiano in modo evidente il loro modo di vivere. Quasi tutti coloro che però soffrono da lungo tempo di attacchi di panico, prima o poi iniziano ad evitare determinate situazioni per paura che si scateni un nuovo attacco. Maggiori sono queste situazioni, più lungo sarà il tempo per poter superare il disturbo. Le situazioni generalmente evitate sono i luoghi affollati, gli spazi aperti, autobus, treni, spazi chiusi (es: ascensore) e luoghi dove risulta difficile ricevere aiuto nel caso dovesse comparire il disturbo.
L'attacco di panico si manifesta spesso con paura di svenire, di avere un infarto, di perdere il controllo della vescica o degli sfinteri, paura di impazzire e di perdere il controllo di sè.
Il primo attacco di panico si manifesta in un periodo in cui stress e tensione sono elevati. I fattori stressati possono essere di natura psicologica (disaccordi familiari, lutti, problemi finanziari, lavorativi, sentimentali, ecc.) o di natura fisica (malattie fisiche, ritmi troppo stressanti sul lavoro, uso di alcolici o sostanze stupefacenti, ipoglicemia, mancanza di sonno, ecc.).
Durante un attacco di panico la persona manifesta fortissima ansia in situazioni dove la maggior parte delle persone non proverebbe alcun disagio. Durante l'attacco si possono manifestare i seguenti sintomi:
La prima volta che una persona prova l'attacco di panico, si spaventa molto in quanto si tratta di un'esperienza inattesa, intensa e spiacevole, generalmente accompagnata dalla paura di perdere il controllo, di morire, di impazzire. Con il ripetersi degli attacchi il timore principale è che l'attacco successivo sia peggiore di quello precedente.
La maggior parte delle persone impara rapidamente a riconoscere le situazioni in cui è più probabile avere un attacco di panico e di conseguenza cerca di evitarle. Le situazioni più temute in genere riguardano il viaggiare in aereo, treno, autobus, prendere l'ascensore, fare la fila in banca, in un negozio o al supermercato, guidare in una strada deserta o essere bloccati nel traffico, restare soli in casa. In tutte queste situazioni infatti risulta difficile ricevere aiuto immediato ed andarsene, anche se il problema principale solitamente è l'imbarazzo di fare una brutta figura.
Generalmente chi soffre di attacchi di panico attribuisce la causa del problema alla situazione in cui si è verificato per la prima volta il sintomo. Tale convinzione però è errata e porta soltanto a creare delle condizioni in cui la persona evita determinate situazioni di vita quotidiana.
L'attacco di panico può essere risolto attraverso terapie specifiche. Nella mia personale esperienza ho notato che si tratta di un sintomo molto diffuso soprattutto nei giovani (20/30 anni), ma che può essere trattato con successo attraverso un percorso di psicoterapia.
Per ottimizzare la terapia e raggiungere il benessere in tempi brevi spesso associo, previo accordo con il paziente, la psicoterapia con i rimedi naturali dei fiori australiani e le tecniche di training autogeno, rilassamento e visualizzazione.
In più occasioni mi è capitato infatti che persone in terapia farmacologica continuavano ad avere attacchi di panico, ma associando i fiori australiani ai farmaci, questi attacchi sono spariti in breve tempo. Ho riscontrato inoltre, che la terapia farmacologica in alcuni casi risulta un utile sostegno, ma che da sola non è sufficiente a risolvere il problema. Infatti alcune persone mi riportano durante il primo colloquio, di aver sofferto in precedenza di attacchi di panico, di aver assunto farmaci per un periodo di tempo prolungato, ma di aver poi avuto la ricaduta dopo la sospensione del trattamento e che per tale motivo si sono rivolti a me per una psicoterapia.
Risulta infatti fondamentale rimuovere la causa del problema per poterlo risolvere definitivamente e ciò può essere possibile solo con un percorso di tipo psicologico, anche se in certi casi risulta comunque utile abbinare l'intervento psicologico ad un trattamento di tipo farmacologico che comporta l'abbinamento di ansiolitici con antidepressivi.
di Arianna Scarpellini
e-mail: psicologa@ariannascarpellini.com
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