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Articoli Psicologia | Data: 03/06/2010 | Argomenti: psicologia giuridica
A cura di Arianna Scarpellini © Riproduzione e divulgazione permessa solo dietro consenso scritto Richiedi consenso
Il "mobbing genitoriale" consiste nell'adozione di comportamenti aggressivi da parte di un genitore separato o in fase di separazione finalizzati ad impedire all'altro genitore di esercitare la propria funzione.
Ciò viene messo in atto attraverso il terrore psicologico, l'umiliazione, e il discredito familiare, sociale, legale, compromettendo la relazione di questo coniuge con i figli. Nel mobbing i minori non sono coinvolti nella campagna denigratoria come invece si verifica nella sindrome di alienazione parentale (PAS), ma vi partecipano solo gli adulti.
Solitamente il genitore mobbizzante è l'affidatario. L'altro genitore però spesso reagisce con comportamenti aggressivi fino a produrre a sua volta "mobbing" nei confronti del coniuge.
Altre volte invece il genitore mobbizzante è il non affidatario, il quale criticherà aspramente il coniuge, non rispetterà gli orari di riconsegna del figlio, non adempirà al dovere di versare l'assegno mensile di mantenimento prestabilito, ecc...
Per poter parlare di "mobbing genitoriale" occorre che siano presenti episodi di mobizzazione per almeno sei mesi. Il "mobbing genitoriale" diventa "esteso" se oltre al genitore mobber, partecipano anche i suoi familiari nel tentativo di espropriare l'altro del proprio ruolo genitoriale.
di Arianna Scarpellini
e-mail: psicologa@ariannascarpellini.com
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